STAY SAFE _ Il Fondo Anton Giulio Bragaglia, GNAM Roma

Pensieri, immagini, ironia e innovazione di uno dei padri del Futurismo italiano.

“La vecchia maschera della Commedia dell’Arte che dette il nome alle scene notturne di Parigi per un genere di teatro satirico minore, rappresentò presso lo Sperimentale degli Indipendenti la parte industriale dell’impresa sostentatrice di quella passiva del teatro puro: il teatro fatto per il teatro. La platea della sala era stata inclinata per favorire la visibilità, ma poggiava su una rete di travi cernierati al punto di partenza, e poggiava, davanti al palcoscenico, su due enormi viti di frantoio d’olive, sui quali avevo innestato due vecchi volanti d’automobili. Girando questi volanti tutta la platea saliva al livello del palcoscenico e l’intero salone, rimesso in piano, veniva da Terenzio ceduto a Tabarrino, per il secondo sfruttamento del locale nella seconda metà della notte. Fu questa una chiara ispirazione di Apollo travestito in maschera. Qui ballavano i ricchi cenavano e bevevano lo champagne che pagava gli spettacoli degli autori classici e dei novizi sperimentati sul palcoscenico trasformato in modo spettacolare con trasparenti colorati che rappresentavano una volta Venezia, un’altra Bagdad a guisa di féerie”.

«Ancora stupisco me stesso, smanioso e dinamico uomo d’azione, per la pazienza, distesa nella pace più beata, che io godo, tra le vecchie scartoffie d’un archivio. […] Ero già col carissimo Marinetti e mi chiamavano “l’archeologo futurista” ritenendosi, loro, che vi fosse contraddizione tra antico e moderno. Non era ancora di moda il primitivismo, né l’arte arcaica.»

Due esempi di “sfottetti” tipici delle riviste satiriche di Bragaglia:

«Marinetti, poeta di cartello – ha una bombarda al posto del cervello. – Quindi se parla è sempre sulle mosse – d’accender bombe e di spararle grosse.»

«Boccioni diceva che è difficile vender vino novello come difficile vendere quadri nuovi. Devono aspettare alcuni anni anche quando sono buoni»

“Noi ricerchiamo la essenza interiore delle cose: il puro movimento, e preferiamo tutto in moto, perché, nel moto, le cose dematerializzandosi, si idealizzano, pur possedendo ancora, profondamente un forte scheletro di verità. È in questo che consiste il nostro fine, è in questo che noi vogliamo elevare la fotografia sino a quelle altezze, dove oggi essa tende impotentemente, perché è priva degli dementi necessari alla elevazione – dati i criteri ordinativi che la conformano precisa riproduttrice della realtà – e perché, per un’altra parte, giace dominata da quel ridicolo e bestiale elemento negativo che è l’istantanea, apparsa sino ad ora come una grande potenza scientifica, mentre è assurdità ridicolissima.”

“Il pubblico, pertanto, non deve cadere, nei riguardi del “Teatro delle Arti” nell’errore compiuto verso il “Teatro degli Indipendenti”; che in questo teatro si rappresentino opere eccezionali come contenuto e come forma, è compito e privilegio del suo carattere; che queste opere siano, a volte, di autori giovani, è dimostrazione della vitalità e del rinnovamento del nostro teatro; che nei suoi quadri non figurino nomi di “divi” è prova dell’incomprensione di questi verso le nuove concezioni di creazione e di regia. Ma le opere di eccezione, gli autori giovani, gli attori non divi ma interpreti non devono costituire elementi di diffidenza, bensì devono essere materia di ammirazione per il pubblico, in quanto essi sono il prodotto – e non l’embrione – delle nuove forze del nostro teatro, che un giorno verranno trionfalmente accolte su tutti i palcoscenici d’Italia.”

Gli Archivi della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma

Gli archivi della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, molteplici e di varia natura, rappresentano l’ossatura, la linfa vitale delle collezioni e della vita del nostro Museo.
Ne esistono quattro diverse tipologie: primo per formazione e perché vede la Galleria come suo Soggetto produttore è l’archivio generale ove tutti i documenti che l’istituto produce e riceve sono gestiti. Questo luogo ne preserva il valore, il significato e, contemporaneamente, li rende costantemente reperibili per ogni utilizzo. I complessi documentari della Galleria Nazionale vengono dunque gestiti nella loro prima fase in quello che si definisce archivio corrente, ma ognuno di essi, col tempo, è destinato a spostarsi. La transizione comincia ad un anno dalla chiusura del fascicolo quando, conclusa l’attività che lo ha generato, se ne effettua il trasferimento nell’archivio di deposito, per poi concludersi, dopo trent’anni, con la storicizzazione e la conseguente completa fruibilità da parte di qualsiasi utente.
Dal 1946 poi esiste anche un Archivio fotografico, ricco di un patrimonio di immagini che comprende l’intera collezione di opere, di pittura, scultura e grafica del Museo, nonché la documentazione degli allestimenti del museo e delle sue mostre. Attualmente, la Fototeca possiede 10.000 stampe fotografiche in bianco e nero, 15.000 diapositive, 60.000 negativi in bianco e nero tra cui 500 lastre in vetro, 6.000 fotocolors, VHS e DVD.
Sempre nel 1946 nasce l’Archivio bioiconografico, peculiarità assoluta e di grande importanza della Galleria Nazionale. Conserva notizie sugli artisti, sono presenti più di 25.000 fascicoli monografici, sui critici, sui curatori, in forma di materiali stampa di ogni genere, dagli inviti ai manifesti, dai comunicati stampa alle locandine o alle piccole brochure o ancora in forma di documenti fotografici relativi a mostre ed eventi di istituzioni pubbliche e private e naturalmente della Galleria stessa. Tutti i materiali provengono dall’abbonamento alle rassegne stampa sull’arte così come dalla relazione diretta con artisti, curatori e personaggi di vario genere, oltre che dal nostro stesso Istituto. Questo patrimonio, in permanente crescita, costituisce un archivio di eccezionale valore storico per la sua completezza e per la sua unicità, oltre che per la sua consistenza poiché parliamo di più di trecento metri lineari di documentazione.
Infine repertori documentari di grandissima rilevanza storica e di eccezionale valore sono i Fondi storici che la Galleria nazionale acquisisce con varie modalità fin dal 1973, dall’acquisto alla donazione, dal legato testamentario al comodato. Sono archivi generati da altri enti, movimenti, soggetti singoli, legati a vario titolo alla storia del Museo, che arricchiscono il patrimonio della Galleria Nazionale con una documentazione che aggiunge sostanza storica scientifica alle collezioni delle opere. I fondi storici raccontano storie differenti, da quella di Ugo Ojetti, a lungo presidente della commissione che acquistava le opere della Galleria all’inizio del novecento, a quella della Galleria L’Obelisco, prima ad aver riaperto nell’Italia del secondo dopoguerra nota per aver portato in Italia per prima artisti del valore di Rauschenberg o Calder e ad aver creduto in artisti come Alberto Burri. Ma ancora l’Archivio di Anton Giulio Bragaglia, chiuso ad ogni consultazione fin dagli anni ’80 del ‘900 o quello dell’iconica figura di Carla Lonzi. La documentazione si presenta nella forma dei manoscritti, delle corrispondenze, delle bozze, delle fotografie, e dei documenti personali risalenti ai personaggi dell’arte, della letteratura, della cultura.
I documenti raccolti in questi Archivi sanciscono dunque la relazione speciale della Galleria Nazionale con il mondo esterno e la trasformano in un’autentica finestra sull’arte e sulla cultura moderna e contemporanea di tutto il mondo, generando un inesauribile dialogo con la storia e ponendosi come infinito dispositivo di narrazioni.

www.lagallerianazionale.com

Responsabile Fondi storici:
Claudia Palma

Per informazioni:
gan-amc.archivi@beniculturali.it