Una riflessione dell’artista concettuale sulla sua opera “Della Provvisorietà”, datata 1978, torna oggi ad essere di assoluta attualità.
“Dati un tavolino e una pietra nello stato di provvisorietà, fra caduta e cadere, abbiamo una camera oscura che riprende il luogo, il dubbio, il calcolo e il saluto”.
Vincenzo Agnetti sull’opera “Della Provvisorietà”, 1978



Vincenzo Agnetti. Biografia
Vincenzo Agnetti nasce a Milano nel 1926, studia alla Scuola del Piccolo Teatro e alla fine degli anni ‘50 stringe amicizia con Enrico Castellani e Piero Manzoni. Nel 1959 pubblica per la rivista Azimuth i suoi primi “scritti proposizionali”. Nel 1962 si trasferisce in Argentina dove lavora nel campo dell’automazione elettronica. Nel 1967 torna in Italia, continua la ricerca nel campo della critica dell’arte e inizia la sua produzione artistica con un ritmo vorticoso che non gli impedirà di spiegarne il senso con riferimenti precisi alla struttura e alla sua genesi. Nel 1968 pubblica il romanzo Obsoleto e un’autoedizione del romanzo Tesi. L’avvicendarsi di mostre e di presenze nelle rassegne internazionali lo spingono a cimentarsi con tipologie di lavoro che utilizzano estetiche differenti ma sempre all’insegna di un rigore e di una coerenza che rappresentano la sua matrice artistica. Dalla Macchina drogata, al Neg, ai libri dimenticati a memoria, agli assiomi, i feltri, i lavori fotografici, le sculture, le photo-graffie e tanto altro, tutta la sua produzione artistica è volta a trasformare la parola, il discorso, il pensiero in un’icona visiva. Dal 1973 apre uno studio anche a New York, dove vivrà in modo intermittente, iniziando il pendolarismo Milano-Grande Mela che sarà un motore di ispirazione importante della sua attività. Nel 1981 muore improvvisamente a Milano, lasciando un’opera incompiuta e alcuni versi, che terminavano così: Prima della breve sera / torneremo alle armi / Saremo in Terra in Sole in Aria. / Poi col suonatore di fiori. Forse

Archivio Vincenzo Agnetti
L’Archivio Vincenzo Agnetti è situato in quello che era il suo studio, un luogo in cui la cultura ha sedimentato “a memoria” il suo lavoro e la sua opera.
L’Archivio ha come scopo la conservazione, l‘acquisizione e la catalogazione scientifica della documentazione relativa alle opere e alla vita dell’artista ed è finalizzato alla promozione della sua opera e del suo pensiero.
E’ anche uno spazio espositivo, uno spazio di idee, di proposte, d’iniziative e di ricerche che vogliono continuare l’operazione culturale di Vincenzo Agnetti sviluppando progetti sulla stessa lunghezza d’onda del suo pensiero e della sua intuizione.
Team dell’Archivio Vincenzo Agnetti
Presidente e segretario dell’archivio sono Germana Agnetti e Guido Barbato, figlia e nipote dell’artista.
Comitato scientifico composto da:
Bruno Corà: presidente fondazione Burri e critico d’arte, amico personale di Vincenzo Agnetti
Marco Meneguzzo: critico d’arte e docente all’Accademia di Brera
Giorgio Verzotti: docente di storia dell’arte contemporanea alla Nuova Accademia di belle arti di Milano e di estetica del contemporaneo all’Università Cattolica di Milano, critico d’arte
Webmaster e addetta alla segreteria: Valeria Faccioni
http://www.vincenzoagnetti.com/
Sede:
Via Machiavelli 30, 20145 Milano.